In primo grado fu condannato a diversi ergastoli per 7 degli 8 duplici omicidi attribuiti al “mostro di Firenze”. Nel processo di appello, però, fu assolto. Nel 1996 la Cassazione annullò la sentenza di assoluzione e ordinò un nuovo processo, ma Pietro Pacciani morì prima di esservi sottoposto. Ma era davvero lui il mostro, con i suoi “compagni di merende”, gli amici con cui condivideva alcune passioni tra cui quella di spiare le coppiette appartate?
Un articolo de La Nazione rivela che la perizia sul proiettile che fu trovato nell’orto di Pacciani nella perquisizione effettuata nell’aprile 1992 aveva dei segni artefatti. Stiamo parlando dei segni (impronte) derivanti dall’inserimento del bossolo nella pistola Beretta (mai ritrovata) usata per gli omicidi del mostro. La perizia del consulente balistico della procura di Firenze, Paride Minervini, gettano una luce sinistra sull’inchiesta e fanno pensare che qualcuno abbia voluto forzare la mano o, per lo meno, influenzare gli inquirenti.
Il proiettile era stato trovato nel terriccio di un paletto di cemento. Fu lo stesso capo dell Squadra Anti Mostro (Sam), Ruggero Perugini, che vide luccicare qualcosa e volle vederci più chiaro. Dopo aver scoperto che si trattava di un proiettile, di marca Winchester serie H (gli stessi usati nei delitti del Mostro), iniziarono le analisi per cercare di risalire alla data dell’interramento. Oggi la perizia esclude che quel proiettile sia mai stato inserito (incamerato) dentro un’arma. Ma c’è di più: alcuni segni riscontrati sul bossolo sarebbero stati fatti a mano. Per quale motivo? Da chi? Le domande ovviamente sono senza risposta.
Com’è noto gli indizi a carico di Pacciani non furono ritenuti sufficienti per confermare la condanna nei suoi confronti. Pacciani fu morto nella sua casa di Mercatale il 22 febbraio 1998. L’autopsia parò di cause naturali. Dopo qualche anno si scoprì che un farmaco usato per l’asma, ma controindicato per i cardiopatici, malati di ipertensione e diabetici, potrebbe avergli provocato l’infarto.
Sulla vicenda Pacciani dopo la notizia pubblicata da La Nazione torna anche il criminologo Carmelo Lavorino. “Che novità clamorosa – ironizza -. Peccato che lo scrissi già dal 1992 sia in saggi ed articoli, sia nel libro ‘Pacciani Connection’ nel 1993… e dopo, dimostrando anche i “bidoni” del portasapone sostituito….”. “Ebbene, 27 anni dopo, il giornalismo fiorentino ex succube dei vigneti mugelliani si sveglia! Come si dice ‘Mi secca dovere avere ragione… ma tanto è…!’. Peccato che molti ‘servitori dello Stato’ hanno fatto carriera su questi imbrogli. Ne parlo del mio prossimo volume dedicato al mostro, a Pacciani ed agli imbrogli…”.
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