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Renzi lascia il Pd. Ma in Toscana che succede?

- Politica
17 Settembre 2019

Con una lunga intervista a Repubblica Matteo Renzi ha ufficializzato la scelta che ormai tutti davano per scontato: se ne va dal Partito democratico, e con lui una pattuglia di deputati e senatori. Manterrà il sostegno al governo Conte bis, nato grazie anche al suo contributo. Almeno per ora. Il senatore di Scandicci guarda avanti. “La prima elezione cui ci presenteremo saranno le politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato”. Vedremo come andranno le cose.

Ci interessa ora fare una riflessione sulla Toscana, che il prossimo anno sarà chiamata alle elezioni regionali: che ripercussioni avrà la mossa di Renzi? L’ex premier sostiene che non si presenterà, ma è possibile che resti fermo senza cercare di muovere le sue pedine per contare (ancora) in Regione? Vediamo intanto le reazioni politiche dopo l’uscita di Renzi dal Nazareno, che qualche anno fa aveva scalato, battendo Bersani e la Ditta alle primarie.

“Penso che l’intento di Renzi sia quello di allargare il fronte del centrosinistra e di realizzare una formazione che, sempre nell’ambito del centrosinistra, allarghi il fronte contro Salvini e contro i populismi”, dice Stefania Saccardi, assessore regionale al diritto alla Salute. “Mi pare un’operazione che non si pone certo in contrapposizione con il centrosinistra ma che si pone in contrapposizione con Salvini e con un ceto modo di intendere la politica”. Parole benevole, tutto sommato. “Da parte mia – prosegue – dico a Renzi in bocca al lupo e spero che l’esperimento riesca perché può dare un contributo all’allargamento del fronte del centrosinistra. Credo che rimarremo in tanti nel Pd pur avendo rispetto e amicizia nei confronti di Matteo Renzi. Sta tentando una sperimentazione che credo dovremmo guardare tutti con interesse e attenzione. Speriamo che questo riesca e che non vada invece a indebolire il centrosinistra”. Per le prossime elezioni regionali, ha aggiunto Saccardi, “probabilmente si andrà con un’unica formazione, alla quale Matteo Renzi contribuirà, perché resta nel centrosinistra e anzi il suo intento è di andare a rafforzarlo”.

Il capogruppo dem in Regione, Leonardo Marras, scrive su Fb che “Renzi è un grande. Le sue qualità sono indiscutibili. Ha rinnovato linguaggio e aperto le finestre, ha raggiunto consensi storici, ha impresso intensità straordinaria al governo, ha provato a cambiare l’Italia. Con il suo carisma ha permesso alla sinistra liberale di diventare maggioranza, da avanguardia culturale, dentro a quel campo variopinto e ancora in costruzione che è il Partito Democratico”. Poi però Marras prende le distanze: “Non lo seguirò perché non condivido la sua scelta e leggendo e rileggendo l’intervista di stamani a la Repubblica non trovo ragioni nuove. Io non rinuncio a costruire il campo che serve agli italiani a rappresentare chi ha più bisogno, di farlo insieme a chi lavora e a chi produce, per offrire soluzioni, combattere le disuguaglianze e immaginarsi una società più giusta. La fatica di ritrovarsi su un punto da posizioni diverse, in politica, va fatta tutta. Buona vita, compagno e amico mio!”.

“Renzi è stata la persona che più di tutte mi ha fatto credere che fosse possibile impegnarsi in prima persona per provare a cambiare, davvero, il modo di fare politica”, afferma Antonio Mazzeo, consigliere regionale del Pd. “Nelle nostre città, nella nostra regione, nel nostro Paese. Il suo progetto nel Pd (e, se abbiamo buona memoria, il progetto stesso di Veltroni alla base della nascita del Pd e prima ancora lo spirito da cui germogliò l’Ulivo di Prodi) era quello di allargare i confini del partito e coinvolgere tutti quei pezzi di società che condividono la stessa ambizione di cambiare in meglio il quotidiano delle persone, sulla base dei nostri valori fondativi, democratici e solidali. Oggi Matteo Renzi sceglie di continuare il suo percorso con un altro soggetto politico. E’ una scelta che rispetto, ma che non condivido perché fallisce il progetto di riunire tutti i riformisti sotto un’unica casa. Io, insieme a tanti amici con cui ho camminato insieme in questi anni ed a migliaia di iscritti e militanti, continuerò ad abitare la casa del Partito Democratico e ci metterò tutto il mio impegno e le mie energie perché continui ad essere il luogo dove far vivere quel percorso riformista che da anni condividiamo e l’idea di una Italia (e di una Toscana) più equa, più sostenibile, più sicura con più lavoro e più opportunità per tutti”.

Anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, esprime la propria opinione: “Renzi dice che lascia il Pd. Anche se la considero un errore è una scelta che rispetto e mi auguro che non lasci spazio a invettive, conflitti e attacchi personali. Penso che per lui e per gli altri la decisione di lasciare il Pd non sia una scelta facile ma sofferta, frutto di un vero travaglio politico e personale. Per quanto mi riguarda ho già fatto autocritica sulle mie scelte passate ma ricordo quanto sono state brucianti le accuse di ‘fuorusciti e traditori’. Ora vorrei che verso chi prende altre strade ci fosse rispetto, senza il quale non si potrà costruire un grande schieramento di centro-sinistra di cui l’Italia ha bisogno. La vera scommessa di questa scissione – prosegue – è di occupare uno spazio politico al centro costruendo una forza di ispirazione liberale, con cui il Pd dovrà essere alleato. Per il Pd – conclude – è ancora più urgente aprire la Costituente delle idee, voluta da Zingaretti, per definire il suo profilo culturale e programmatico, che, a mio parere, come ormai dico e scrivo da tempo, dovrà ispirarsi agli ideali di giustizia del socialismo, del cattolicesimo sociale e dell’ambientalismo”.

Andrea Pieroni, consigliere Pd in Regione Toscana ed ex presidente della Provincia di Pisa, critica duramente la mossa di Renzi. “Mi pare l’ennesima conferma di una politica intesa solo come esasperato personalismo, autoreferenzialità narcisistica, incapacità di concepire la politica come gruppo, come gioco di squadra, pur non essendo sempre capitano. Zingaretti ha realizzato il miracolo di tenere unito il partito nella scelta – complessa e difficile – di allearsi con i 5 stelle per il governo del Paese. Renzi dice che esce dal Pd per combattere il sovranismi di Salvini. Ecco, indebolire il Pd significa andare nella direzione opposta. Ma, come sappiamo, la coerenza tra quanto si dice e quanto si fa non è mai stata la principale qualità di Matteo Renzi”.

Valerio Fabiani, membro del direttivo regionale e nazionale del Pd, osserva che “la scissione, ingenerosa e insensata, di Matteo Renzi si commenta da sola. Mi limito a condividere ciò che ha detto il segretario Zingaretti: noi dobbiamo pensare ai cittadini e alle loro esigenze”. E aggiunge: “Convochiamo immediatamente un’assemblea regionale di tutti i democratici toscani, tutti i circoli, gli amministratori e definiamo alcuni assi chiari su cui fondare il nostro progetto di Toscana. Senza arroganze confrontiamo queste idee con il resto del centrosinistra civico e politico, con il mondo del lavoro e delle imprese, e teniamo aperto un confronto senza automatismi con il M5S, oggi nostro partner nazionale di governo. Con loro abbiamo scelto la strada di un accordo politico, dunque almeno noi – in queste ore più che mai – distinguiamoci dall’idea che sia stata un’operazione trasformistica finalizzata alla mera spartizione di ministeri”.

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, assicura che resterà nel Pd. “Come ho già detto varie volte, io continuerò a lavorare nel Pd e a fare le mie battaglie nel Pd. Per quanto riguarda la scelta di Matteo capisco le sue ragioni, rispetto la sua decisione e confido nel fatto che collaboreremo bene, troveremo le giuste forme di collaborazioni per il futuro. Non drammatizzo il quadro politico che avremo davanti a noi dopo questa decisione”. A chi gli chiedeva se avrebbe partecipato alla prossima Leopolda (la kermesse politica di Renzi, ndr), ha risposto così: “Come sindaco di Firenze ho sempre partecipato e portato il saluto a manifestazioni come la Leopolda e a manifestazioni politiche vicine alle nostre posizioni”. Ma della mossa di Renzi cosa pensa il primo cittadino di Firenze? “Capisco le sue ragioni, rispetto la sua decisione e confido nel fatto che collaboreremo bene, troveremo le giuste forme di collaborazione per il futuro. Non drammatizzo il quadro politico che avremo davanti a noi dopo questa decisione”.

Per concludere, in vista delle Regionali 2020 il quadro è ancora abbastanza nebuloso. Bisognerà vedere le candidature e capire quali saranno le alleanze. Di certo lo scossone impresso da Renzi qualche effetto lo avrà anche sulla Toscana. Vedremo se il centrodestra riuscirà ad approfittarne. Oppure se Renzi sarà abile nel pescare voti (come ovviamente spera) dall’elettorato moderato che non ama Salvini.

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Giornalista.

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