L’emozione era palpabile il 28 aprile 1906 alle spalle del Castello sforzesco a Milano quando alle 8.30 era cominciato l’ingresso all’Esposizione Universale del Sempione degli invitati, i soli che potevano prender
parte all’inaugurazione che si sarebbe svolta alla presenza del re Vittorio Emanuele III. La partenza del corteo reale era prevista per le 9.30 e rappresentanti e delegazioni già sul posto aspettavano. I padiglioni
ancora chiusi nascondevano le eccellenze dei singoli paesi in tema di trasporti: l’Italia palpitava in attesa di raccontare al mondo il suo ultimo traguardo, il traforo del Sempione: quasi 20 mila metri di tunnel, collegandola alla Svizzera, la avvicinavano anche al cuore dell’Europa.
Storie come questa si raccolgono nei cartelloni pubblicitari che, abbandonate le strade cittadine, sono confluiti in collezioni e così giunti a noi che ancora per pochi giorni (fino all’8 settembre) possiamo ammirare i prodotti di questa diffusa e popolare forma d’arte all’interno del Polo museale delle Clarisse a Grosseto. Ma la cartellonistica, ben più del racconto dei singoli eventi o prodotti, è semmai racconto artistico di tutta un’epoca, dei suoi miti, dei suoi interpreti, delle sue contraddizioni ed è forza innovatrice per la sua capacità di parlare a tutti.
Protagonista della mostra maremmana è lo “stile Cappiello” con la rivoluzione che questo ha portato. Leonetto Cappiello è infatti considerato uno dei padri del moderno cartellonismo italiano: vincente fu l’uso di toni brillanti e contrastanti capaci di cogliere l’attenzione dell’osservatore come anche di personaggi iconici che spesso andavano a identificarsi con lo stesso prodotto
pubblicizzato.
Se il percorso permette di osservare l’evoluzione di questa arte nel tempo, nondimeno ha il merito di far riscoprire una Grosseto in espansione: presenti in mostra in formato digitale le foto – provenienti dagli archivi Gori, dell’agenzia BF e Innocenti – che attestano la presenza in una Grosseto che si modifica negli anni dei manifesti esposti.
Nelle sale trovano spazio i tre momenti dello sviluppo di questo stile a Grosseto e in particolare quello degli anni Venti quando si diffusero i manifesti di Marcello Dudovich, Achille Luciano Mauzan, Aldo Mazza ed Emilio Malerba al quale seguirono quello degli anni Cinquanta (con i lavori tra gli altri di Federico Seneca e Giovanni Migozzi) e quello degli anni Settanta, in cui in città arrivò la prima agenzia grafica e pubblicitaria, portata del volterrano Aulo Guidi.
L’evento è stato occasione per la creazione di una piccola rete cittadina: il visitatore ha potuto
infatti arricchire il percorso museale spostandosi presso la galleria dell’antiquario Ticci (che ha esposto per l’occasione dipinti originali di Aleardo Villa, un altro cartellonista attivo a cavallo tra Ottocento e Novecento) e presso il Caffè Latino, alle cui pareti si possono stabilmente apprezzare i manifesti pubblicitari di diversi autori tra cui lo stesso Cappiello.
Interessante il catalogo edito da Innocenti Editore che, oltre a raccogliere i pezzi esposti, ci racconta attraverso il saggio del direttore delle Clarisse Mauro Papa e le foto d’archivio una Grosseto che muta, ricostruendo per decenni la storia (vicina e lontana) “di un piccolo borgo che vuole diventare città”.
Ilaria Clara Urciuoli