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”Così aiuteremo le botteghe storiche di Pisa”

- Politica, Primo piano
5 Ottobre 2024

Il Consiglio comunale di Pisa ha approvato una mozione con cui si impegna la giunta a difendere le botteghe storiche. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Raffaella Bonsangue, capogruppo di Forza Italia, che ha presentato la mozione.

Avvocato Bonsangue, potrebbe spiegarci come avverrà questa difesa?
“La mozione chiede al Sindaco e alla giunta di intervenire a favore delle botteghe storiche cittadine, per salvaguardarne la sopravvivenza e le loro funzioni di riferimento per la comunità, ristretta di vicinato, o, più ampia, di area cittadina. Non vengono precisati gli interventi da adottare a questo fine, lasciando così ampio margine d’azione all’amministrazione, fatta eccezione, per un primo indispensabile incipit del percorso, quello della definizione di “bottega storica”, secondo le caratteristiche qualificanti un’attività commerciale o artigianale quale espressione della storia, della tradizione e dell’identità della città e, in secondo luogo, la ricognizione dei locali che possano rientrare in tale accezione”.

Spesso intere vie o quartieri della città, a Pisa ma non solo, nel corso di pochi anni si sono trasformati, perdendo specificità e facendo venir meno cultura e tradizioni locali. Questo, però, al di là dell’amarcord, produce anche un danno economico… le istituzioni pubbliche possono fare qualcosa, ma può bastare?
“È proprio il venir meno della presenza di tante realtà storiche che ha mutato completamente, talvolta, anche la fisionomia di strade e piazze. Non è solo una questione di affezione ma di valutazione sulla qualità delle offerte commerciali che arricchiscono o impoveriscono non solo il quotidiano dei cittadini ma anche, potenzialmente, l’offerta turistica integrata. Le istituzioni pubbliche non solo possono ma debbono intervenire. Non pratico posizioni ideologicamente pregiudiziali nei confronti della grande distribuzione, che ha comunque consentito una facile modalità di approvvigionamento per tante famiglie ma non vi è dubbio che la bottega storica consente di assicurare qualcosa che va al di là di questo sotto molteplici profili. La qualità dei prodotti e dei servizi offerti, il rafforzamento della filiera (produzione-distribuzione) locale, la sicurezza per la presenza dell’esercizio e il flusso degli avventori, la socialità delle relazioni, un consumo più consapevole e più rispettoso dell’ambiente (pensiamo alle conseguenze del fast fashion). Certo negli anni sono cambiate anche le abitudini dei consumatori e, la pandemia e le sue conseguenze, come i rincari energetici, hanno reso molto difficile ai titolari delle botteghe la decisione di voler ‘resistere’”.

Perché, secondo lei, i gruppi della minoranza si sono astenuti davanti alla sua mozione?
”Non mi è ancora chiaro. Era stato presentato un emendamento, che, peraltro, avevo nella sostanza accettato ma, la posizione è stata rigida e non si è potuto che prendere atto del voto contrario”.

Al di là delle buone intenzioni, più che lodevoli, ci può davvero essere un rilancio economico legato alle tradizioni ed ai vecchi mestieri?  
“Ne sono convinta e mi impegnerò per questo. Credo anche che ci siano bisogni da soddisfare, che devono essere attenzionati dalle istituzioni”.

Un altro fenomeno purtroppo tristemente noto nelle città, specie in quelle d’arte, è l’overtourism. A Pisa com’è la situazione?
”I flussi turistici nella nostra città hanno sempre avuto la caratteristica di essere limitati nel tempo di permanenza e di aree interessate. Da tempo si tenta di integrare ed espandere l’offerta, riqualificandola, ma l’incremento del turismo di massa nelle città d’arte, ha forse rallentato il percorso, rendendo urgente l’intervento delle categorie e delle istituzioni pubbliche”.

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Giornalista.

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