Nel ricco e variegato programma della bella rassegna letteraria “Libri lungo le mura”, in programma fino a dicembre presso la Biblioteca Comunale “Peppino Impastato” di Cascina (Pisa), si è svolta un’interessante presentazione del libro “Le stragi sono tutte un mistero” (ed. Laterza) di Benedetta Tobagi. Alla presenza del sindaco cascinese Michelangelo Betti, ha dialogato con l’autrice la giornalista Simona Giuntini con l’ausilio delle letture di Marina Ramondia.
L’autrice è una scrittrice e storica, collabora con “la Repubblica” e si occupa di progetti didattici e formazione docenti sulla storia del terrorismo anche per la sua storia personale. Suo padre, Walter Tobagi, giornalista del “Corriere della Sera”, fu ucciso nel 1980 dalla Brigata XXVIII marzo, gruppo estremistico di estrema sinistra, quando lei era ancora in tenera età, proprio perché s’interessava del fenomeno del terrorismo di quel periodo.
Il libro si occupa delle stragi perpetrate nel nostro Paese dal 1969 al 1980, anche se eventi sanguinosi con centinaia di morti si sono verificati fino alla metà degli anni Novanta, quando ci furono alcuni attentati alle opere d’arte di chiara matrice mafiosa. Il titolo dell’opera prende lo spunto da una frase del politico Gianfranco Fini che l’autrice corregge sostenendo che sono più segreti che misteri dato che dopo inchieste e processi svoltisi negli anni molto si è scoperto. Tobagi analizza i dati comuni a tutti gli attentati. Il primo sono i depistaggi sistematici alla radice delle numerose impunità che hanno permesso a gran parte degli accusati di stragismo di essere scagionati nonostante prove a volte schiaccianti. Tutto questo è dovuto alle coperture istituzionali che vanno a toccare il secondo punto che contraddistingue queste azioni efferate: la loro strumentalizzazione a fini politici.
Si viveva, allora, in piena guerra fredda e le stragi furono quindi uno degli strumenti usati per arginare lo scivolamento a sinistra del nostro paese. La terza costante stragistica è la matrice “nera” presente in tutti gli attentati. Tranne il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli, coinvolto nella strage di piazza della Loggia (Brescia), tutti i condannati hanno rivendicato l’appartenenza all’estrema destra. Ordine Nuovo è la formazione di destra protagonista indiscussa di queste vicende che è però meno conosciuta delle Brigate Rosse, come afferma l’autrice prendendo come esempio una ricerca condotta presso numerose scuole superiori del nostro paese negli scorsi anni.
Dalla ricerca si evince come la formazione di estrema sinistra venga ritenuta responsabile di queste stragi al posto della destra eversiva, perché, per la Tobagi, i brigatisti protagonisti dei successivi e altrettanto terribili e più lunghi “anni di piombo” dal 1974 al 2001 con qualche anno di tregua, hanno prodotto più vittime e rivendicato maggiormente sui mass media ottenendo, così, più visibilità. In questo quadro la nostra regione occupa un ruolo di rilevo, come ci ha confermato la scrittrice, vincitrice del prestigioso Premio Campiello del 2023 con un bel testo sull’apporto delle donne alla Resistenza, in un breve scambio di impressioni prima della presentazione.
Basti pensare all’aretino maestro venerabile della loggia massonica P2, Licio Gelli, di cui è accertata la responsabilità diretta in quasi tutte le operazioni di depistaggio e non solo, per non parlare di terroristi neri del Fronte Nazionale Rivoluzionario, come il sanguinario empolese Mario Tuti e altri. Senza dimenticare, poi, l’apporto diretto e sistematico nel fronte terroristico opposto durante i successivi anni di piombo, da parte di molte e importanti figure nati e cresciuti in molte nostre cittadine. Per non parlare del tributo di vittime che non ha lasciato intonsa la nostra regione colpita anche dalla tragica esplosione fiorentina di via dei Georgofili del 1993.
Tobagi conclude la sua fatica letteraria in maniera realistica asserendo che non potremo mai sapere tutta la verità sulle responsabilità politiche e istituzionali che hanno coperto e strumentalizzato queste tragiche azioni. Ma il tempo ha recato luce e chiarezza e ne porterà sempre di più se tutta la nostra comunità sociale continuerà a tenere accesa la luce dell’attenzione e della volontà di ricerca nei processi ancora in corso sul tema e altrove, perché senza conoscere bene la storia del nostro Paese non si può arrivare a comprendere bene la realtà che ci circonda.
Guido Martinelli