La mostra dedicata a Katsushika Hokusai, ospitata a Palazzo Blu di Pisa fino al prossimo 23 febbraio, offre un’immersione profonda nell’opera di un maestro che ha definito l’essenza dell’arte ukiyo-e, incarnando al contempo il respiro universale della creatività artistica. Con oltre 200 opere, l’esposizione curata da Rossella Menegazzo non si limita a raccontare Hokusai come l’autore di opere iconiche della cultura giapponese ma ne esplora l’intera gamma espressiva, svelandoci un’arte raffinata e colta, che spazia ben oltre le opere note all’Occidente.
Le prime sezioni della mostra sono dominate dalle vedute del Monte Fuji, simbolo sacro e onnipresente che, ben lungi dall’essere mero elemento paesaggistico, è rappresentato quale forza spirituale ed entità immobile ed eterna. Emblematico infatti il contrasto tra il Fuji e il dinamismo della natura circostante, evidente nella Grande Onda presso la costa di Kanagawa. Qui, Hokusai racconta la tensione tra l’effimero e l’eterno: l’onda minacciosa si infrange su un’umanità precaria, mentre il Fuji, distante e inalterabile, si staglia come testimone immutabile dell’esistenza.
L’eclettismo di Hokusai emerge nella varietà delle opere presentate. Alle stampe destinate al grande pubblico si affiancano i surimono, raffinati biglietti e inviti che rivelano un’attenzione meticolosa al dettaglio e una cultura dell’eleganza dedicata a una committenza d’élite. Questi piccoli capolavori rappresentano l’apice della raffinatezza tecnica e simbolica dell’ukiyo-e.
La mostra esamina anche l’influenza avuta dall’opera Hokusai, influenza che si estende ben oltre le sue stampe. I manga, concepiti come manuali per disegnatori, costituiscono una vera enciclopedia visiva di motivi decorativi e soggetti naturali che hanno ispirato generazioni di artisti, dagli impressionisti agli autori contemporanei. Il dialogo con l’Occidente, avviato con l’apertura del Giappone nell’era Meiji, fa di Hokusai uno dei pilastri del giapponismo che influenzò profondamente l’arte europea. Questa trovò nelle sue opere un nuovo linguaggio visivo, caratterizzato da linee essenziali e audaci prospettive.
La mostra giunge ad esaminare il pop giapponese contemporaneo includendo opere di artisti contemporanei, come Manabu Ikeda, il cui Foretoken reinterpreta la Grande Onda in una chiave apocalittica e iperdettagliata.
Foto: Ufficio stampa.
In alto: La [grande] onda presso la costa di Kanagawa