Il primo segnale è stato lanciato sui social il 28 novembre: “Bimbe e bimbi belli, con l’estate che viene, quella del 2025, ci sarà il compleanno de I Gatti Mézzi: 20 anni! Guardando un banco d’acciughe ar tramonto, ci siamo resi conto che le canzoni son figlioli bellissimi e innocenti e così c’è venuta voglia di festeggiare insieme a voi con dei concerti estivi. Pochi, ma pensati in grande. Noi siamo (guasi) pronti, vi pòle ‘nteressà?”. L’entusiasmo dei tantissimi fan del gruppo pisano si è riacceso in un attimo. Il 2 dicembre un altro messaggio: “State coll’orecchi ritti, perché domani sorte una ‘osa ganza”. Il 3 dicembre, infine, il grande annuncio atteso da anni dai fan: “Vi si voleva dì che il 24 luglio si sòna a Pratolino per il Musart, ma i biglietti si mettono in prevendita già da domani l’altro, il 5 dicembre a partire dalle ore 21:00. Movetevi perché vanno via paiono pagati”.
Una bellissima notizia, che fa piacere a tanti, noi de L’Arno compresi. “Sarà un modo per tornare alle origini – hanno raccontato al Corriere Fiorentino – proporremo le canzoni più vecchie della nostra storia, quelle dei nostri primi quattro album. Canzoni che hanno testi ancora melmosi non raffinati e, per questo, puri e autentici. Certe canzoni che son come figlioli cresciuti, sopravvissuti ad uno strano tempo che spesso schiaccia e inzacchera le cose belle, figlioli a cui vorresti regalare un bel momento, una festa di compleanno per i suoi vent’anni. Così abbiamo deciso di accettare e di esibirci ancora una volta assieme”.
Cari Gatti Mézzi (Francesco Bottai e Tommaso Novi), grazie per questa decisione che rende felici tantissimi vostri fan. Chi scrive vi ha visti, anni fa, in un concerto al Teatro Verdi di Pisa. Serata memorabile!
I Gatti Mézzi sono apprezzati non solo a Pisa, è bene ricordarlo. Ma è indubbio che il loro legame con la città della Torre pendente sia strettissimo. Ecco come lo hanno spiegato, loro stessi, in un’intervista a La Nazione: “Livorno ha Rondelli, Firenze Pelù e la Bandabardò e a Pisa ci mancava una realtà rappresentativa dell’arte pop e come si diceva noi all’epoca, Pisa era un pentolone che bolliva e noi siamo andati a stapparlo. I pisani avevano bisogno forse di una cosa del genere e ci hanno dimostrato grande affetto e riconoscenza”.
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