Nastrini colorati / tra tubi di scappamento / e volti sfuggenti / mentre intorno / cresce la febbre.
/ Il perché / smarrito /dietro / frenetiche contrattazioni.
Una poesia semplice, ai limiti del banale, di autore ignoto e rinvenuta per caso in una rivista, forse fa nascere qualche riflessione sulle festività natalizie che si stanno avvicinando a grandi falcate. Già, perché l’essere umano, sicuramente una delle creature più aggressive dell’universo creato, essendo multiforme e composito, ha bisogno, ogni tanto, di tirare il fiato e di dar spazio alla parte più pacifica e tranquilla di sé.
Perché la bontà esiste, a volte nascosta dietro la cattiveria, ma vibra, pulsa, e lotta dentro di noi per emergere. Per fortuna c’è la festività religiosa del Santo Natale che riesce ad assolvere a tale funzione e a far dimenticare e a non badare, sia pure per breve periodo, alle infinite guerre che per tutto il resto dell’anno infestano il nostro pianetino da sempre o ai nostri personali e peggiori stati d’animo.
Un effetto lenitivo di breve durata, ma importante per respirare un po’ di aria fresca e ricaricare le speranze di serenità e tranquillità.
Certamente la frenesia consumistica da tanto, troppo tempo, induce a soffermarci più sulla ricerca del dono più bello da recare ai propri cari invece di portare riflessioni sul significato religioso che la nascita del Bambin Gesù il 25 di ogni dicembre porta con sé. Così passiamo i giorni precedenti l’evento festivo a correre, affannati, alla ricerca di qualcosa di materiale da arraffare convinti che la felicità sia nascosta dentro gli oggetti che cerchiamo per donare, invece di fermarci a pensare che il miglior regalo da offrire agli altri forse è attenzione e vicinanza sincera.
E magari, ora esagero, consiste persino nel fermarsi, anche per poco tempo, di fronte ai ricchi e succulenti piatti che le tavole imbandite ci regalano quel giorno, per pensare. almeno un po’, su chi siamo, cosa vogliamo e soprattutto cosa rappresentano gli altri per noi.
Un pistolotto, questo, che sicuramente può risultare prevedibile, retorico e noioso, ma il virus natalizio ha già colpito, forse mentre giravo per Pisa per fotografare le consuete luci, gli immancabili addobbi, le rituali bancarelle che spuntano ogni anno in questi giorni.
Tutti sforzi rivolti a far spuntare almeno un grande sorriso e magari mantenere viva la solita, eterna speranza o illusione che un giorno, come diceva un grande cantante, “sia Natale tutto l’anno”.
Tanti cari e sinceri auguri a tutti di un Sereno Natale e uno sfavillante anno nuovo: ce lo meritiamo!
Guido Martinelli