A Montevarchi (Arezzo) i bambini delle scuole i cui genitori non sono in regola con i bollettini della mensa riceveranno, in pausa pranzo, solo pane e olio. Lo ha deciso l’amministrazione comunale, che fa sapere che dal bilancio mancano circa 85mila euro dovuti a chi non paga per il trasporto scuolabus e, appunto, la refezione scolastica. Immediata è scoppiata la polemica politica, che a noi francamente non interessa.
Ci interessa invece capire cosa si potrebbe fare per risolvere il problema evitando che ai bambini venga negato il pasto completo. Ci sembra ingiusto e irresponsabile prendersela con dei piccoli scolari, che non hanno alcuna colpa. È evidente che se il problema è economico bisogna valutare, caso per caso, per cercare di intervenire laddove possibile. Ma se, invece, siamo in presenza solo di sciatteria o banalissima noncuranza, allora è giusto intervenire. Ma sarebbe importante che lo si facesse punendo chi è responsabile di questa manchevolezza, non i figli.
A pensarci bene è anche una forma di umiliazione nei confronti dei bambini, costretti a pagare le conseguenze delle azioni dei loro genitori. Possibile non trovare altre forme di sanzione?
Questa vicenda mi ha fatto venire in mente un racconto che mi aveva fatto mia mamma, riferito alla sua infanzia. Nel dopoguerra come molti altri bambini soffriva la fame. Chi era fortunato portava da casa qualcosa per merenda, ad esempio la focaccia o del formaggio. Lei, purtroppo, aveva solo delle carrube. Sì, quei frutti dolciastri che si danno ai cavalli. Quella era la sua merenda. Una volta, avendo molto appetito, chiese ad una sua amichetta se poteva avere un pezzettino del suo formaggio, ma la bimba le rispose di no, perché a casa le avevano detto che poteva mangiarlo solo lei. Egoismo allo stato puro frutto dell’istinto di sopravvivenza. Un po’ di tempo dopo fuori da scuola le due amichette si ritrovarono. La bimba fortunata chiese alla mia futura mamma: “Posso giocare col tuo bambolotto?”. Lei non fece in tempo a rispondere che intervenne sua nonna, troncando ogni discussione: “No, con questo gioca solo lei”. Aveva pensato di vendicarsi per il torto subito da sua nipote. Un episodio triste, a pensarci bene, frutto della miseria (non solo materiale ma anche umana).
Tornando alla vicenda della mensa scolastica: forse si dovrebbe essere più duri coi genitori morosi (più che giusto intervenire) ma, al contempo, sforzarsi per far scattare, nei bambini, quei meccanismi di solidarietà che rendono l’uomo diverso dalle bestie. Aiutare chi è rimasto indietro è sempre un bellissimo insegnamento da dare ai propri figli. Costa poco ma fa la differenza.