Tra i tanti dilemmi, piccoli e grandi che costellano le nostre giornate, c’è anche quello che in questo periodo dell’anno ci coinvolge sempre: accogliere il Re Carnevale che di questi tempi ci viene a fare visita a braccia aperte o ignorarlo spudoratamente? Forse dipende da come è stato accolto nei luoghi che lui ha visitato nei secoli precedenti.
Uno di questi dove viene accolto come un monarca unico e insostituibile è senza dubbio Viareggio, dove tutti gli anni, quando lui si manifesta e si pavoneggia, gli indigeni si prostrano ai suoi piedi organizzando in suo onore corsi sfavillanti e qualsiasi altra mirabolante pazzia. Forse solo a Venezia, dove la sua reggia sfavilla e brilla di luce raffinata e pure un pochino esclusiva, si può trovare un analogo entusiasmo. Anche se non mancano ovunque, anche al di là delle Alpi, località generose e disponibili ad accoglierlo
coi dovuti onori.

A dirla tutta, però, la stupenda gemma veneta può risultare un po’ piccola e angusta mentre gli ampi spazi della passeggiata versiliese danno la possibilità di omaggiare sua divertente maestà carnascialesca con meravigliosi carri e costumi di ogni tipo, frizzi lazzi e putipù ineguagliabili.
Ma che lo dico a fare? Chi non lo sa? Eppure c’è chi fa resistenza, chi non crede che ogni tanto bisogna lasciarsi andare, mettersi dietro le preoccupazioni e le angosce quotidiane e andare alla ricerca di un briciolo di quella spensieratezza giovanile. È vero che stiamo vivendo situazioni politiche internazionali drammatiche che fanno temere che anche solo sorridere e gioire sembri di star ballando sul Titanic a un passo dall’iceberg. Ma occorre reagire e opporsi al male che tenta di impadronirsi delle nostre vite anche
semplicemente accogliendo il monarca del sorriso e della gioia come si merita e farsi guidare dal suo buonumore, almeno per qualche giorno.

Il Carnevale di Viareggio coi suoi carri è proprio una bella oasi di pace e serenità, e se il vecchio detto “cuor contento il ciel l’aiuta” ha sempre una sua validità, prendiamone nota e agiamo anche quando lui ci abbandona a mali pensieri. Come, dirà il solito scettico? Semplicemente travestendoci e coriandolando, musicalando, e urlando “viva Viareggio, viva il fox-trot”, come recitava quella vecchia canzone.
I carri, di prima e seconda categoria, che sono sfilati sui viali a mare in questi giorni di dominio carnascialesco erano, come sempre, irriverenti e trasgressivi, delle vere opere d’ingegno, per cui c’è veramente da inchinarsi di fronte agli artefici. Come pure di fronte alle centinaia di persone, opportunamente agghindate, che danzavano davanti e sopra i carri sfilando tra ali di folla gioiosa e spensierata.

Alla fine dell’ultima sfilata di Martedi grasso è stata stilata la solita classifica finale di cui vi ricordiamo le prime tre posizioni delle varie categorie di carri, delle mascherate di gruppo e singole oltre ai premi speciali.
Prima categoria
1) “Sic transit gloria mundi” di Carlo e Lorenzo Lombardi
2) “Il mostro ha paura” di Jacopo Allegrucci
3) “Come tu mi vuoi” di Umberto, Stefano, MIchele e Jacopo Cinquini
Seconda categoria
1) “È tardi è tardi è tardi” di Matteo Raciti
2) “Gli ultimi eroi dell’innocenza” di Fabrizio e Valentina Galli
3) “What about us: che ne sarà di noi?” di Luciano Tomei e Antonino Croci
Mascherate di gruppo
1) “Sogna ragazzo sogna” di Silvano Bianchi
2) “Come un sogno ad occhi aperti” di Michelangelo Francesconi
3) “L’estrema unzione” di Edoardo Ceragioli
Maschere isolate
1) “Il sognatempo” di Sara Culli
2) “Cosa stiamo diventando” di Andrea Giulio Ciaramitaro
3) “Presto che è tardi” di Lorenzo Paoli
Premi speciali
- Premio colore, dedicato ad Antonio D’Arliano, alla mascherata in gruppo “The Beatles: Yellow Submarine” di Giacomo Marsili
- Premio modellatura, dedicato ad Alfredo Morescalchi, al carro di seconda categoria “È tardi è tardi è tardi” di Matteo Raciti
- Premio scenografia, dedicato ad Alfredo Pardini, al carro di prima categoria “Il mostro ha paura” di Jacopo Allegrucci
- Premio allegoria, dedicato a Silvano Avanzini, al carro di seconda categoria “Gli ultimi eroi dell’innocenza” di Fabrizio e Valentina Galli
- Premio della critica, dedicato a Giovanni Lazzarini, al carro di prima categoria “Sic transit gloria mundi” di Carlo e Lorenzo Lombardi
Tutti nomi, questi, che non diranno niente a chi si è tenuto volutamente lontano da quella folla variopinta ma che, forse, potrebbe persino risultare un invito per il prossimo anno. Chi può dirlo?
Guido Martinelli
