Arriva in Italia nel 1986. Assane Faye, senegalese, ha venti anni. Come si legge su La Nazione sbarca il lunario vendendo ombrelli, accendini, fazzoletti di carta e altri prodotti, per lo più contraffatti. Prima in Sardegna, poi a Roma. Un giorno prende il treno, dalla Stazione Termini, per raggiungere Pietrasanta (Lucca). Vuole parlare con degli imprenditori che hanno lavorato nel suo Paese. Ha in mente un progetto importante: produrre ghiaccio nel suo Paese. A che gli serve? Per venderlo ai pescatori. In Senegal la pesca dà da mangiare a molti ma, dovendo restare in mare anche per due giorni di fila, c’è bisogno di conservare il prodotto. Assane intuisce che può essere un business in cui inserirsi. Ci vede giusto. Oggi dà lavoro a 80 persone e produce, ogni giorno, circa 130 tonnellate di ghiaccio, e un altro sistema con cui congela trenta tonnellate di pesce al giorno. Assane è un imprenditore realizzato, ha una famiglia ed è felice. In questa bella storia deve ringraziare prima di tutto se stesso, la sua intelligenza e intraprendenza. Ma anche, giustamente, chi l’ha aiutato a realizzare il suo progetto. Uno di questi è Andrea Galeotti, direttore delle vendite di Z-Ice di Pietrasanta (Lucca), del gruppo Daikin. Galeotti è anche presidente della Consulta del volontariato, che comprende 54 associazioni sparse sul territorio del comune versiliese.
Come ha conosciuto Assane?
È lui che è venuto a cercarmi in quanto produciamo e vendiamo macchine per fare il ghiaccio. Ha preso il treno a Roma e, una volta arrivato a Pietrasanta, mi ha chiamato al telefono.
Sapeva che lei aveva lavorato in Africa?
Sì, sono 33 anni che ci vado per lavoro. Avevo venduto delle fabbriche del ghiaccio in Senegal e lui evidentemente aveva intuito il potenziale business legato alla pesca.
Com’è nato il progetto di Assane?
Il giorno in cui è venuto a trovarmi ha voluto che gli spiegassimo il funzionamento delle macchine, facendoci capire le sue intenzioni. Così gli abbiamo preparato un business plan, con tutti i disegni tecnici. Le macchine misurano 5,80×2,10×2,20 metri per un peso di 6mila kg. Con in mano tutti i progetti Assane è partito per il Senegal per trovare un terreno dove poter installare le macchine. Ha individuato tre siti e noi abbiamo deciso che il posto migliore fosse a Rufisque, dentro il porto dei pescatori.
Chi ha finanziato il progetto?
Assane si è dato molto da fare e a Roma è riuscito a trovare un privato che gli ha dato il 70% delle risorse necessarie, noi abbiamo coperto il restante 30%. In tutto il progetto ha comportato un investimento pari a 120mila euro. Dopo due anni Assane aveva restituito i soldi a tutti.
Lei conosce Rufisque, che posto è?
Ci siamo stati per seguire il progetto, installare le macchine e formare il personale. È un porto di pescatori, sulla penisola di Capo Verde, a 25 km da Dakar. Sono poveri ma la popolazione ha una grande dignità.
Ci va spesso da quelle parti?
Mi reco in Senegal cinque volte all’anno.
Che insegnamento si può trarre dalla storia di Assane?
Che il celebre proverbio cinese (se un uomo ha fame non dargli da mangiare ma insegnagli a pescare) può essere realtà. Non abbiamo aiutato solo una persona ma un’intera comunità.
Bellissima storia. Venire qui per stare buttati per strada a chiedere l’elemosina, rubare o fare i vucumprà non aiuta ne loro ne noi, anzi, danneggia entrambe le parti. Lo sviluppo vero si fa in questo modo, finanziando la messa in produzione delle risorse naturali di cui l’Africa è ricchissima da parte dei locali. Diventano più ricchi loro, lavoriamo anche noi che gli vendiamo le macchine, e non ci odiamo a vicenda perchè ognuno rimane a casa sua. Giusto la sinistra non capisce concetti così semplici.
Concordo assolutamente in toto,Alessio!!!